Ospite al convegno di Confindustria Ceramica “Le nuove sfide della transizione ecologica per il settore ceramico”
Febbraio 19, 2022Il primo giorno di Congresso Nazionale di Azione
Febbraio 20, 2022Ho ascoltato con grande interesse gli interventi che mi hanno preceduto e di cui ringrazio gli autori. Hanno ulteriormente rafforzato in me due convinzioni di fondo che avevo già maturato:
- Le nostre aziende ceramiche (e tutta la filiera del settore) stanno facendo davvero moltissimo sul fronte della sostenibilità. Sembrano passate ere geologiche da quando, agli albori della industrializzazione del distretto ceramico, questo non era affatto un tema prioritario.
- La transizione ecologica non è uno scherzo né uno slogan facilmente applicabile alla realtà senza nessuna controindicazione. Su questo la politica deve essere chiara e consapevole, a tutti i livelli. Questo necessario e non procrastinabile percorso non è e non sarà indolore. In termini di riorganizzazione aziendale, evoluzione ulteriore delle tecnologie, in ultima istanza in termini di competitività a livello internazionale di un settore industriale che – come tutti sappiamo – è leader a livello internazionale con percentuali di export importantissime. Basta pensare ai dati del preconsuntivo 2021, secondo i quali dei 458 milioni di metri quadrati totali venduti dalle nostre ceramiche ben 367 milioni sono stati commercializzati nei paesi esteri. In valore, circa l’85% del fatturato di settore proviene dall’export.
La sfida è quindi molto complessa e tutto il sistema industriale e il sistema Paese Italia sono in campo. E hanno il dovere di dialogare e lavorare assieme per ottenere i risultati che ci siamo prefissati.
Certamente sono in campo le aziende, come accennavo e come abbiamo sentito: le aziende ceramiche ma anche i costruttori di macchine e impianti, i colorifici, i produttori di colle e di materie prime.
Certamente sono in campo le istituzioni, a cominciare dall’Università di Modena e Reggio e naturalmente da Confindustria Ceramica che oggi ci ospita.
Certamente è in campo la politica, a tutto i livelli: da quello comunale a quello regionale, che conosco molto bene e dei quali faccio parte direttamente come consigliera del Comune di Sassuolo e consigliera della Regione Emilia-Romagna. Fino ad arrivare al Governo e all’Europa, ormai tutti strettamente allineati e coordinati nell’affrontare questa vera emergenza.
I primi risultati non mancano, e credo che la nostra Regione – sotto la guida del Presidente Bonaccini e dell’Assessore Colla – stia facendo tanto su questo fronte. Non è un caso che già nel dicembre 2020, in piena pandemia, la Regione abbia sottoscritto con tutte le parti sociali il Nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima, per un rilancio e uno sviluppo fondati su sostenibilità ambientale, economica e sociale.
L’obiettivo generale è non solo tutelare l’ambiente, ma creare lavoro di qualità, contrastare le diseguaglianze e ridurre le distanze fra le persone, le comunità e le aree territoriali, ricucendo le fratture acuite dalla crisi sanitaria ed economica.
Sono stati previsti investimenti senza precedenti sulle persone, il welfare e la sanità pubblica, l’innovazione tecnologica e digitale, i saperi e la scuola, la formazione, le eccellenze della nostra manifattura, l’economia verde e circolare, il turismo, il commercio, l’agricoltura, il mondo delle professioni e il terziario, la messa in sicurezza del territorio. E si punta a un obiettivo molto ambizioso: raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e la transizione al 100% di energie rinnovabili entro il 2035.
Sono 55 i firmatari del Patto: enti locali, sindacati, imprese (industria, artigianato, commercio, cooperazione), i quattro atenei regionali (Bologna, Modena e Reggio Emilia, Ferrara, Parma), l’Ufficio scolastico regionale, associazioni ambientaliste, Terzo settore e volontariato, professioni, Camere di commercio e banche.
Il Patto si fonda proprio sulla qualità delle relazioni tra istituzioni, rappresentanze economiche e sociali. L’intera comunità regionale impegnata su obiettivi strategici definiti sulla base di una partecipazione democratica e di una progettazione condivisa, con la conseguente assunzione di responsabilità di ciascuno. Sempre guardando al 2030, in linea con l’orizzonte e gli obiettivi di medio-lungo termine fissati dall’Agenda delle Nazioni unite e dell’Unione europea.
Gli obiettivi delineati nel documento saranno oggetto di accordi per definire più nel dettaglio come programmare le risorse europee, statali e regionali, ordinarie e straordinarie, che l’Emilia-Romagna avrà a disposizione per un rilancio degli investimenti pubblici e privati. È davvero una grande occasione storica per tutti noi. L’Europa, con il Next Generation EU, ha destinato infatti all’Italia 209 miliardi di euro per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dovrà vedere protagoniste anche le Regioni e le autonomie locali, che dovranno essere pronti con proposte e progetti da finanziare.
Ci sono poi i Fondi europei della nuova programmazione 2021-2027 destinati a crescere per la nostra Regione (nel settennio precedente 2,5 miliardi di fondi strutturali e 660 milioni di euro di FSC, di cui 55 milioni gestiti dalla Regione) e quelli che il territorio saprà aggiudicarsi candidandosi ai diversi programmi europei (per il solo Horizon 2020 il contributo di cui ha beneficiato il territorio regionale è stato pari a oltre 280 milioni di euro), unitamente alle risorse regionali e statali.
Ma voglio tornare ora alla situazione specifica del settore ceramico. Personalmente, come Presidente del Gruppo consigliare Bonaccini Presidente ed esponente di Azione, ho cercato di dare il mio contributo alla causa. Già nel mese di giugno 2021 ho presentato una risoluzione (poi approvata all’unanimità dall’Assemblea Regionale) per includere il settore ceramico nelle compensazioni legate alla direttiva Emission Trade System.
Proprio energia e infrastrutture sono sicuramente i temi caldi nell’agenda del settore ceramico, che rappresenta un distretto produttivo fondamentale nella nostra Regione e non solo, come ha dimostrato la visita dello scorso anno del Premier Mario Draghi in una importante azienda leader del comparto, a Fiorano.
Il Premier ha voluto giustamente celebrare una delle eccellenze del made in Italy e ha lodato questo distretto all’avanguardia sul fronte dell’internazionalizzazione e dell’innovazione, capace di produrre circa il 90% della ceramica italiana.
Il presidente del consiglio ha sottolineato infine che il nostro territorio è tra quelli che hanno mostrato la migliore capacità di rispondere alla crisi. Non solo a quella pandemica dell’ultimo anno, ma più in generale alla lenta crescita dell’ultimo decennio. Ma questi risultati confortanti devono essere preservati e consolidati da azioni e interventi pubblici. Proprio per questo motivo il dialogo tra il Presidente Savorani e il Presidente Bonaccini è stretto e costante, a dimostrazione delle consolidate relazioni con la Regione Emilia-Romagna da parte dell’Associazione nazionale di categoria.
Savorani giustamente ci ricorda spesso come l’importanza delle scelte che si stanno facendo in sede europea e nazionale su temi fondamentali per la competitività dell’industria ceramica italiana richieda uno sforzo straordinario da parte di tutti.
La richiesta del mondo produttivo è che la revisione delle linee guida europee in termini di ETS tra le altre cose tenga conto anche dei costi indiretti e che elimini le distorsioni presenti. Un passaggio fondamentale per evitare i rischi di una delocalizzazione produttiva. Concordo pienamente con lui: dalle decisioni che verranno prese dipenderà molto della capacità della nostra industria di continuare a creare sviluppo ed occupazione di qualità nei nostri territori.
La nostra leadership mondiale di prodotto (e anche di processo) è infatti messa in pericolo da una serie di difficoltà e intralci che impongono una riflessione seria, a cominciare ovviamente dai costi energetici e dai competitor internazionali che si dimostrano sempre più agguerriti. Per questa ragione occorre che le istituzioni si occupino di tutelare le nostre imprese, per permettere loro di giocare quantomeno una partita ad armi pari.
È quindi opportuno che la politica e il mondo imprenditoriale continuino a dialogare insieme per il bene della collettività. Che significa saper coniugare lavoro ed efficienza (quindi competitività delle aziende) con l’attenzione all’ambiente.
In questo senso le aziende ceramiche del distretto di Sassuolo hanno dimostrato nel corso degli anni sempre più consapevolezza al tema della sostenibilità ambientale ma anche sociale, dedicando molte risorse a tutti gli aspetti e aggiornando costantemente gli impianti produttivi con tecnologie a basso impatto (ridotti consumi energetici, minori emissioni in atmosfera, maggiore attenzione al riciclo e allo smaltimento).
Purtroppo, come noto, ci sono però livelli istituzionali nei quali questo enorme sforzo pare essere stato invisibile. L’Emission Trade System (ETS), il sistema voluto dalla Commissione Europea per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2, ha previsto infatti la possibilità per quei settori esposti alla concorrenza internazionale e al rischio di delocalizzazione produttiva di usufruire di misure compensative, quali il recupero dei maggiori costi dell’energia elettrica dovuti al meccanismo stesso. La ceramica risulta tuttora tra i settori esclusi dalla compensazione dei costi indiretti relativi all’ETS. Una decisione, relativa al decennio 2021 – 2030, destinata a minare competitività, redditività e sopravvivenza della nostra industria ceramica!
Visti i dati indubbiamente positivi relativi alle performance ambientali delle aziende emiliano, ritengo sacrosanta l’azione in atto nei confronti di Governo e Unione Europea per valutare l’efficacia del sistema ETS per il settore ceramico. Non si tratta peraltro di un problema solo italiano. Anche in Spagna, a Castellón de la Plana, i nostri “cugini” hanno problematiche analoghe. Questi due distretti ceramici sono i più importanti insediamenti della filiera ceramica europea e realizzano complessivamente un fatturato nell’ordine dei 9 miliardi di euro, generando un’occupazione diretta superiore ai 35.000 addetti, che si raddoppia (almeno) considerando l’indotto.
I produttori ceramici italiani e spagnoli condividono l’obiettivo della neutralità climatica e sono consapevoli delle necessità, adempiendo a regole adeguate, di muoversi verso la transizione ecologica. A questo proposito, la Regione Emilia-Romagna e Comunidad Valenciana con le rispettive associazioni industriali ceramiche – Confindustria Ceramica ed ASCER – stanno continuando a combattere una comune battaglia politica sul tema cercando di ottenere le opportune misure di tutela.
Dobbiamo assolutamente evitare di favorire produzioni ceramiche realizzate in altre aree con maggiori emissioni di carbonio, non solo per meri interessi “di bottega”, ma perché di fatto vanificherebbero l’impegno europeo contro il cambiamento climatico.
Tutte le importazioni di ceramica prodotta al di fuori dell’Unione Europea non sono infatti sottoposte al sistema ETS, con conseguente vantaggio concorrenziale che ritengo profondamente ingiusto. L’ETS dovrebbe inoltre essere un sistema di applicazione flessibile, che consideri cioè la situazione economica del momento, arrivando ad essere ridotto o sospeso qualora le aziende si trovino in una situazione di difficoltà straordinaria.
È quindi necessario salvaguardare in ogni modo il settore ceramico, rimarcando i valori di salubrità e durabilità dei prodotti ceramici per un’edilizia sostenibile! In caso contrario, il rischio concreto è vedere compromessa la competitività e la capacità di investire delle nostre imprese, con un conseguente pericolo di perdita di posti di lavoro.
La questione ETS resta quindi aperta e in gennaio c’è stato, presso il Parlamento Europeo, un confronto diretto tra le industrie ceramiche italiana e spagnola con la Direzione Generale per la Concorrenza dell’Unione Europea, alla presenza degli eurodeputati Elisabetta Gualmini e Inmaculada Rodríguez-Piñero e da Vicente Soler, assessore regionale all’Economia Sostenibile della Generalitat Valenciana. Oggetto: le difficoltà del processo di decarbonizzazione del settore ceramico a causa degli alti costi dell’energia e della Co2.
Nel corso dell’incontro è stata anche consegnata una lettera indirizzata alla vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager, sottoscritta dal Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e da quello della Generalitat Valenciana Ximo Puig, per richiedere la revisione urgente delle linee guida adottate dalla Commissione Europea che escludono il settore delle piastrelle di ceramica dalla compensazione dei costi indiretti dell’ETS.
La Regione continuerà a seguire con grande attenzione questa vicenda, sostenendo l’azione della eurodeputata Gualmini che ha chiesto di nuovo la revisione del mercato europeo delle quote di gas clima-alteranti e l’inserimento di una clausola di revisione/salvaguardia qualora i costi per raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni superi livelli di guardia sostenibili per l’intero sistema economico.
Sulla politica degli sgravi fiscali per le imprese del comparto che hanno avviato la riconversione dei cicli produttivi si può costruire un gioco di squadra efficace e premiante.
La progressiva e graduale decarbonizzazione dell’industria ceramica resta un obiettivo prioritario ma il settore va sostenuto e accompagnato affinché sia tutelata la competitività ma anche la qualità del lavoro e la tenuta occupazionale in generale.
Dobbiamo continuare a lavorare insieme per perseguire questi obiettivi.