🔵 #Ceramica, #infrastrutture e #fiere: difendiamo occupazione e territorio!
Novembre 11, 2020
La #violenza di genere è violenza. Non esistono giustificazioni, spiegazione, casi particolari, atteggiamenti provocatori, eccezioni.
Novembre 24, 2020
🔵 #Ceramica, #infrastrutture e #fiere: difendiamo occupazione e territorio!
Novembre 11, 2020
La #violenza di genere è violenza. Non esistono giustificazioni, spiegazione, casi particolari, atteggiamenti provocatori, eccezioni.
Novembre 24, 2020

La violenza di genere è solo violenza

La violenza, in particolare quella di genere, è soltanto violenza. Non esistono giustificazioni, spiegazioni, casi particolari, atteggiamenti provocatori, eccezioni. È soltanto brutale violenza criminale. 

Non ne faccio solo una questione di numeri – che pure l’Istat ci indica addirittura in crescita dopo il lockdown di primavera – ma rivolgo il mio pensiero ad ognuna delle orrende storie che macchiano la vita di tante donne e a quanta sofferenza questo fenomeno si porta dietro, con strascichi e ferite mai totalmente rimarginabili. 

tipi di violenza che possiamo ritrovarci a subire sono diversi e ugualmente odiosi: ovviamente quella fisica, poi quella psicologica e c’è anche la violenza economica, che genera comunque sofferenza, insicurezza, ingiustizia sociale. 

In Italia il 31,5% delle donne dai 16 ai 70 anni subisce, nel corso della propria vita, una violenza fisica o sessuale. Il 5,4% conosce una delle forme più gravi della violenza sessuale: lo stupro (cito sempre dati Istat).

Non parliamo quindi di casi isolati e lontani dalla nostra quotidianità, di poche mele marce, di una percentuale di tollerabile violazione delle leggi. Anche in questa Aula, ci dice la statistica, alcune di noi hanno vissuto la violenza sulla propria pelle o hanno un’amica stretta, una parente, una collega di lavoro che ci è passata. 

E in più, quasi come beffa che si aggiunge al danno, c’è un crescente “victim blaming” che rende la donna vittima due volte. Per questo, in ogni sede, occorre ribadirlo con fermezza: chi subisce violenza non ha colpa. Non ha mai colpa. No, non te la sei cercata, non c’entra com’eri vestita, se hai bevuto, se scherzavi o ballavi in modo vistoso e provocante, se però quella sera “eri proprio in vena di divertimento”. 

Non accusarti per quel commento volgare che ti hanno rivolto per strada, non chiudere un occhio in modo indulgente se il tuo ex ti stalkera, se il marito ti tratta da sguattera e non perde occasione per insultarti, limitarti, inibirti, umiliarti. Non è normale se il tuo capo, in ufficio, ti fa complimenti inopportuni, se ti invita a cena o se arriva qualche volta persino a mobbizzarti. Niente di tutto ciò è normale. Niente è più tollerabile. Niente è così perché “tanto è sempre stato così”. Credo sia necessario ribadirlo con forza anche dentro le Istituzioni, come in qualunque altro momento pubblico. Davvero, basta. Basta.

Per fermare questa vera persecuzione serve però una rivoluzione culturale. Che passa certamente dall’educazione, dalla cultura, dai comportamenti di ognuno, dagli esempi costruttivi e anche dal linguaggio. Sì, perché anche la parola ha un peso e un’influenza pesante sulle nostre azioni e sulla percezione di ciò che ci circonda. 

Perché una donna che ha successo o ha coraggio non “ha le palle”, perché non esistono “lavori da donna”, perché “prende meno di me ma è donna e poi al massimo la manterrà suo marito”, perché “chissà quella come è riuscita a fare carriera” e via di sorrisetti maliziosi e colleghi che si danno di gomito, perché “oggi come è nervosa questa, so io cosa le servirebbe”… 

Sono solo inezie, scherzi bonari, battutone? No, questo è l’humus della disuguaglianza, della proclamata presunta inferiorità delle donne, del pregiudizio perpetrato, dello sberleffo che smette molto presto di essere divertente e che concima un terreno molto pericoloso, che può generare violenza e soprusi.

La violenza di genere non riguarda solo alcune classi sociali. È diffusa a ogni livello e latitudine, perché alimentata da un sessismo che è dappertutto e le cui radici sono spesso difficili da estirpare. C’è un sessismo ostile, fatto di disprezzo esplicito per le donne, ma c’è anche un sessismo benevolo e strisciante, che considera le donne esseri fragili, bisognose di protezione, apprezzate ma solo se restano in secondo piano. Attenzione ai falsi amici delle donne. 

C’è poi un’altra caratteristica del sessismo: negare che esista la discriminazione contro le donne. Viviamo ancora in una società di stampo maschilista, che permea a volte noi donne stesse, i nostri pensieri, i nostri giudizi. Nemmeno la pandemia può quindi interrompere l’impegno e la lotta di tutti – donne e uomini – per combattere la violenza contro le donne. C’è bisogno oggi più che mai di far sentire la nostra voce e di concretizzare azioni di contrasto ai comportamenti violenti e promuovere azioni di sostegno alle vittime. 

Anche la Regione deve giocare un ruolo da protagonista in questo ambito. Lo fa già e dovrà farlo ancora con più convinzione, con più risorse, con più attenzione. La disuguaglianza e la violenza non sono infatti nemici invincibili. 

Dobbiamo innanzitutto mettere le donne al sicuro, in condizione di potersi rendere conto di ciò che stanno subendo, di poter denunciare i propri aguzzini anche se spesso è psicologicamente o materialmente complicato, anche quando sembra che non ci possa essere altra scelta se non continuare a subire. Dobbiamo assicurare invece che ci sia sempre una via d’uscita.

guarda anche

Va quindi costantemente rafforzata la rete di accoglienza dei Centri antiviolenza, così come delle Case rifugio e anche dei centri per il trattamento di uomini autori di violenza. Effettivamente la nostra Regione si è impegnata moltissimo, anche nella passata legislatura, per promuovere una cultura di contrasto alla violenza di genere e per supportare e accogliere chi abbia avuto necessità. 

È stato fatto uno sforzo davvero importante per avere in tutto il territorio regionale strutture che offrono rifugio alle donne che hanno bisogno di allontanarsi dalla famiglia, perché il più delle volte è proprio tra le mura di casa che – purtroppo – si consuma la violenza. Proseguiamo con decisione sulla strada tracciata, senza mai abbassare la guardia, continuando a investire anche in prevenzione, finanziando progetti di sensibilizzazione e di educazione.

Ho apprezzato anche il progetto di prevenzione e intermediazione elaborato dalla rete delle Consigliere di parità regionali con l’ispettorato del lavoro del nord-est contro le molestie e le discriminazioni sul luogo di lavoro, finalizzato a tutelare per esempio chi è stata licenziata per ingiusta causa, o perché è andata in maternità o chi è stata discriminata dalla sua azienda o dal datore di lavoro. 

Concordo pienamente con la collega Alvisi: “La violenza sulle donne non è solo quella fisica, ne esistono altre forme anche nell’ambito lavorativo, ora accentuate dall’emergenza Covid”. Discriminazioni soprattutto in tema di avanzamento di carriera, nel gender pay gap e nel periodo della maternità.

Il rispetto, la giustizia sociale, l’uguaglianza e la valorizzazione del lavoro femminile fanno parte integrante di quel processo culturale e sociale che deve tracciare la strada verso un definitivo superamento di tutte quelle condizioni e situazioni che possono sfociare in episodi di violenza e discriminazione. 

Non lasciamo sole le donne, mai. Agiamo in maniera decisa contro ogni forma di violenza e di discriminazione. La libertà, la realizzazione di ogni individuo e il progresso civile della nostra società passano necessariamente dall’uguaglianza di genere.

Grazie