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Ceramica, sostegno al settore e semplificazione delle regole

Che l’industria ceramica ubicata nel distretto sassolese rappresenti un settore chiave per l’economia dell’Emilia-Romagna e per l’Italia intera non è più una scoperta né una novità.

Che il settore si sia dimostrato a più riprese oltremodo resiliente e performante, persino di fronte alla “tempesta perfetta” che ha dovuto attraversare, non sorprende quasi più. I nostri imprenditori e le loro maestranze hanno dimostrato di saper continuare a fare impresa e competere nei mercati di tutto il mondo.

Il contesto macroeconomico e geopolitico lo conosciamo tutti, ma cito solo il fatto che per motivi sia produttivi sia commerciali le performance del settore sono state pesantemente segnate dalle conseguenze della guerra della Russia contro l’Ucraina, oltre che dal problema degli approvvigionamenti energetici e della stessa reperibilità delle materie prime.

Ma l’attenzione delle istituzioni verso un settore così forte e decisivo per le sorti – anche occupazionali, non solo economiche – del nostro territorio deve rimanere sempre altissima perché i problemi sono tutt’altro che superati.

Basti pensare che, come ha affermato recentemente il presidente di Confindustria Ceramica Savorani, il 2023 in realtà è cominciato con il freno a mano tirato. Ciò nonostante, per seguire la sua indole e vocazione, il settore continua comunque ad innovare, come dimostrato investimenti per 441 milioni di euro, pari a 6,2% del fatturato, in crescita di circa il +26% rispetto al 2021.

L’appeal del made in Italy della piastrella regge quindi ancora il confronto con il mercato globale, nonostante criticità evidenti e tutte “italiane”, nel senso che il nostro Sistema Paese non sempre si è dimostrato collaborativo nei confronti delle istanze di un settore che sconta svantaggi anche rispetto ai concorrenti stranieri, in primis Spagna e Turchia, alle prese anche loro – lasciatemi dire “per fortuna” – di congiunture non felicissime.

Rispetto ai costi energetici non sono stati adottati provvedimenti strutturali, né è stata potenziata l’estrazione nazionale del gas, e l’ETS, nato con il condivisibile obiettivo di decarbonizzazione, si è dimostrato inefficace e controproducente, determinando un effetto recessivo sull’industria.

Poi il tema infrastrutture, con una viabilità del distretto ancora carente e le lungaggini sulla Bretella Campogalliano Sassuolo, sul raddoppio della Pedemontana a Sassuolo e sul raccordo ferroviario tra gli scali merci di Marzaglia e Dinazzano.

Opere necessarie per alzare il livello complessivo di competitività dell’industria e per innalzare la qualità e la sicurezza dei trasporti di persone e merci.

Alla politica il compito di dare una mano concreta a questo settore, affinché confermi e consolidi la propria capacità di export e di internazionalizzazione e rimanga un alfiere della promozione del made in Italy e, nello specifico, del made in Emilia-Romagna.

Anche perché l’industria ceramica, anche grazie alla già citata caratteristica vincente della estrema attenzione a innovazione tecnologica e ricerca, ha dirette e importantissime implicazioni su altri comparti strategici, come ad esempio gli impianti e le macchine, ma anche la logistica e i trasporti.

Voglio spendere anche qualche considerazione per smentire chi pensa che la ceramica non sia in prima fila sul fronte della sostenibilità. Anche per questioni competitive, e non solo etiche, la nostra industria sta facendo davvero molto in questo ambito. Ben lontana dalla moda del greenwashing, ma con fatti concreti ed empiricamente dimostrabili.

L’industria ceramica, da molti anni, ha infatti avviato un processo di profonda innovazione dei propri impianti per assicurare le migliori performance ambientali e di sicurezza, anticipando di fatto le BAT (migliori tecniche disponibili) indicate dall’Unione europea.

Anche la Regione Emilia-Romagna ha sempre convintamente sottolineato il ruolo centrale che l’industria ceramica esercita rispetto all’ambiente produttivo e socioeconomico. Lo testimoniano anche gli atti di indirizzo approvati dall’assemblea legislativa, come nel caso dell’ordine del giorno 6950, approvato e pubblicato unitamente alla legge regionale 13 giugno 2023, n.5 (Autorizzazione alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna all’Associazione “Hydrogen Europe).

Centrale è stato – ed è tuttora – il ruolo ricoperto dall’industria ceramica rispetto all’insieme delle politiche ambientali nella nostra regione, anche per via della sua diffusione territoriale e del radicamento sociale.

Sono state sviluppate nel tempo forme di reciproca attenzione e positive sinergie che hanno portato a un modello di sviluppo industriale, economico e sociale che può coniugare le esigenze di trasformazione delle imprese con la ricerca di un elevato livello di tutela ambientale e piena garanzia della salute dei cittadini.

Ritengo sia emblematico, in questo senso, l’Accordo Territoriale Volontario per il contenimento delle emissioni nel distretto ceramico di Modena e Reggio Emilia che, in continuità con i precedenti Protocolli, ha garantito una significativa riduzione dei contributi emissivi ceramici nel distretto come attestato da Arpae nel recente monitoraggio periodico, che evidenzia anche, relativamente alla qualità dell’aria, come le concentrazioni medie annuali di inquinanti rilevate dalle centraline del Distretto siano simili e in molti casi inferiori a quanto misurato nelle zone urbane di Modena e Reggio Emilia.

Il rapporto tra imprese ceramiche e territorio è storicamente caratterizzato da un elevatissimo grado di trasparenza delle informazioni, che assicura un controllo ed una conoscenza diffusi degli impatti legati alla presenza di queste imprese.

Annualmente viene pubblicato, d’intesa con la Regione, un Rapporto integrato che monitora l’evoluzione di 35 indicatori ambientali del comparto; anche sul fronte della salute uno studio realizzato dalle AUSL ha evidenziato l’assenza di prevalenze di indice di mortalità, ricoveri o incidenze tumorali nel distretto ceramico rispetto al territorio regionale.

Affinché quindi l’industria ceramica rimanga uno dei motori dell’innovazione, della coesione sociale, della transizione ecologica non solo nella nostra regione, ma a livello europeo e nazionale, occorre prevedere qualche sostegno concreto alle imprese della nostra regione.

in questa prospettiva è assolutamente importante continuare a sostenere ed agevolare le trasformazioni aziendali necessarie al raggiungimento dei nuovi obiettivi climatici, che devono essere coniugati con l’imprescindibile esigenza di mantenere la presenza sui mercati mondiali delle imprese, preservando il loro radicamento nel territorio regionale e la compatibilità ambientale raggiunta.

Per questo, con questa risoluzione, richiedo che questa Aula e la Giunta si impegnino davvero, per quanto di rispettiva competenza, a proseguire lungo la strada indicata, aggiornando gli strumenti attuativi in relazione al quadro geopolitico ed economico in essere e valutando la possibilità di creare momenti di raccordo – che coinvolgano anche Arpae – per creare le condizioni per questo processo strategico.

Occorre valorizzare i risultati e le conoscenze condivise dei processi e degli impatti ambientali, con l’obiettivo di assicurare la necessaria omogeneità sul territorio in materia autorizzatoria.

Occorre introdurre, ove possibile, opportuni elementi di semplificazione delle procedure valutative, riesaminando struttura e prescrizioni delle AIA per rimuovere oneri non più utili e liberare le risorse per i nuovi investimenti necessari.

Occorre infine promuovere, sempre in collaborazione con le associazioni di rappresentanza del settore e le organizzazioni territoriali della ricerca e innovazione, ulteriori misure a sostegno dell’integrazione degli obiettivi di crescita e di sostenibilità nell’economia ceramica regionale, assicurando anche azioni specifiche di informazione e comunicazione sulle evidenze scientifiche disponibili relative alla compatibilità ambientale, sanitaria e sociale di questa industria all’interno del territorio regionale.