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Settore ceramico: approvata all’unanimità la mia risoluzione per includerlo nelle compensazioni legate alla direttiva Emission Trade System

Infrastrutture, Cersaie 2021 e transizione energetica sono i temi caldi nell’agenda del settore ceramico, un distretto produttivo fondamentale nella nostra Regione e non solo, come ha dimostrato la recente visita del Premier Mario Draghi in una importante azienda leader del comparto, a Fiorano lo scorso 1° giugno.

 

Il Premier ha giustamente celebrato una delle eccellenze del made in Italy e ha lodato il distretto ceramico capace di produrre circa il 90% della ceramica italiana. Draghi ha sottolineato come nel primo trimestre di quest’anno, questa industria sia cresciuta di quasi il 9%, molto di più della produzione manifatturiera, grazie alla stretta collaborazione tra le imprese, all’internazionalizzazione, all’innovazione.

Nel 2018, ha proseguito Draghi, il settore ha fatto investimenti per quasi il 10% del fatturato. Un esempio davvero virtuoso se s considera che, in media, le imprese italiane spendono intorno al 3%. La leadership mondiale della ceramica italiana è un dato di fatto, numeri alla mano: viene infatti esportata l’85% della produzione per un valore di oltre 4,5 miliardi di euro. Si tratta circa di un terzo del commercio internazionale del prodotto, ha ricordato ancora Draghi.

Il presidente del consiglio ha sottolineato infine che il nostro territorio è tra quelli che hanno mostrato la migliore capacità di rispondere alla crisi. Non solo a quella pandemica dell’ultimo anno, ma più in generale alla lenta crescita dell’ultimo decennio. Tra il 2010 e il 2019, il Pil dell’Emilia-Romagna è cresciuto del 6,9%, a fronte di un aumento del Pil nazionale dello 0,8%.

Ma questi numeri confortanti devono essere preservati e consolidati da azioni e interventi pubblici. Di questo hanno discusso nei giorni scorsi anche Giovani Savorani, Presidente di Confindustria Ceramica, e Stefano Bonaccini, all’interno delle consolidate relazioni con la Regione Emilia-Romagna da parte dell’Associazione nazionale di categoria che ha sede a Sassuolo.

Savorani ha giustamente ricordato come l’importanza delle scelte che si stanno facendo in sede europea e nazionale su temi fondamentali per la competitività dell’industria ceramica italiana richieda uno sforzo straordinario da parte di tutti. La richiesta del mondo produttivo è che la revisione delle linee guida europee in termini di ETS tra le altre cose tenga conto anche dei costi indiretti e che elimini le distorsioni presenti. Un passaggio fondamentale per evitare i rischi di una delocalizzazione produttiva. Dalle decisioni che verranno prese – ha detto Savorani – dipenderà molto della capacità della nostra industria di continuare a creare sviluppo ed occupazione di qualità nei nostri territori.

La leadership mondiale di prodotto e anche di processo – ricordiamo che oltre alle piastrelle ceramiche esportiamo in tutto il mondo anche macchine e tecnologie di produzione – è sicuramente messa in pericolo da una serie di difficoltà e intralci che impongono una riflessione seria.

Mentre i competitor internazionali si dimostrano infatti sempre più agguerriti, lo scorso anno la pandemia ha colpito duro, incidendo molto sul livello di competitività del distretto produttivo che orbita intorno a Sassuolo. Ora diversi mercati internazionali paiono fortunatamente in ripresa, ma proprio per questa ragione occorre che le istituzioni si occupino di tutelare le nostre imprese, per permettere loro di giocare una partita ad armi pari coi propri competitor internazionali.

È quindi quantomai opportuno che la politica e il mondo imprenditoriale dialoghino insieme per il bene della collettività. Che significa saper coniugare lavoro ed efficienza (quindi competitività delle aziende) con l’attenzione all’ambiente. In questo senso le aziende ceramiche del distretto di Sassuolo hanno dimostrato sempre più consapevolezza e attenzione al tema della sostenibilità ambientale, dedicando molte risorse a tutti gli aspetti, aggiornando costantemente gli impianti produttivi con tecnologie a basso impatto (ridotti consumi energetici, minori emissioni in atmosfera, maggiore attenzione al riciclo e allo smaltimento).

Ci sono però livelli istituzionali nei quali questo enorme sforzo pare essere stato invisibile. L’Emission Trade System (ETS), il sistema voluto dalla Commissione Europea per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2, ha previsto infatti la possibilità per quei settori esposti alla concorrenza internazionale e al rischio di delocalizzazione produttiva di usufruire di misure compensative, quali il recupero dei maggiori costi dell’energia elettrica dovuti al meccanismo stesso. Purtroppo, la ceramica risulta tra i settori esclusi tra quelli ammessi alla compensazione dei costi indiretti relativi all’ETS. Una decisione, relativa al decennio 2021 – 2030, destinata a minare competitività, redditività e sopravvivenza della nostra industria ceramica!

Visti i dati indubbiamente positivi relativi alle performance ambientali delle aziende emiliano-romagnole, ritengo che vada attuata senza indugi ogni possibile azione nei confronti di Governo e Unione Europea per valutare l’efficacia del sistema ETS per il settore ceramico, verificando l’esclusione del settore dalle compensazioni dei costi indiretti ETS.

Non si tratta peraltro di un problema solo italiano. In Spagna, a Castellón de la Plana, esiste infatti un distretto gemello di quello italiano che ha problematiche analoghe. Questi due distretti ceramici sono i più importanti insediamenti della filiera ceramica europea e realizzano complessivamente un fatturato nell’ordine dei 9 miliardi di euro, generando un’occupazione diretta superiore ai 35.000 addetti, che si raddoppia (almeno) considerando l’indotto.

I produttori ceramici italiani e spagnoli condividono l’obiettivo della neutralità climatica e sono consapevoli delle necessità, adempiendo a regole adeguate, di muoversi verso la transizione ecologica. A questo proposito, la Regione Emilia-Romagna ha già attivato un confronto con la Comunidad Valenciana e le rispettive associazioni industriali ceramiche – Confindustria Ceramica ed ASCER – sulle questioni inerenti l’ETS, da cui è scaturita una comune posizione politica sul tema.

Si è lavorato congiuntamente per ottenere le opportune misure di tutela, stringendo un patto per chiedere all’Europa di mettere le imprese al riparo dai sovraccosti generati dal sistema di quote di emissione di CO2.

In sostanza, il settore ceramico italiano non deve essere penalizzate dai costi della direttiva Emission Trading; è invece importante che venga compreso nella lista prevista dalla stessa direttiva ETS dei settori ammessi alla compensazione dei costi indiretti per poter affrontare le sfide della transizione energetica in Europa, evitando di favorire produzioni ceramiche realizzate in altre aree on maggiori emissioni di carbonio, di fatto vanificando l’impegno europeo contro il cambiamento climatico.

Tutte le importazioni di ceramica prodotta al di fuori dell’Unione Europea non sono infatti sottoposte al sistema ETS, con conseguente vantaggio concorrenziale che ritengo profondamente ingiusto. L’ETS dovrebbe inoltre essere un sistema di applicazione flessibile, che consideri cioè la situazione economica del momento, arrivando ad essere ridotto o sospeso qualora le aziende si trovino in una situazione di difficoltà straordinaria.

È quindi necessario salvaguardare in ogni modo il settore ceramico, rimarcando i valori di salubrità e durabilità dei prodotti ceramici per un’edilizia sostenibile! In caso contrario, il rischio concreto è vedere compromessa la competitività e la capacità di investire delle nostre imprese, con un conseguente pericolo di perdita di posti di lavoro.

Sono a conoscenza che la Giunta è in contatto con il Governo e con le istituzioni europee per trovare una soluzione che metta al primo posto la tenuta occupazionale del settore, della sua competitività e capacità di investire. Resta ferma la volontà condivisa di proseguire verso una transizione ecologica secondo gli obiettivi del Patto per il Lavoro e per il Clima, un processo graduale che va accompagnato con adeguate misure per evitare eccessive penalizzazioni a imprenditori e aziende, come ha ricordato il Presidente Bonaccini.

La Regione, inoltre, ha confermato il proprio impegno per uno sblocco delle infrastrutture da troppo tempo attese in questo territorio: recentemente è stata inviata una nuova lettera al Governo e al Ministero delle Infrastrutture, chiedendo che vengano velocizzate le procedure in modo da aprire il prima possibile i cantieri.

Questa risoluzione chiede che la Giunta Regionale continui ad attivarsi presso il Governo italiano e le Istituzioni competenti per evidenziare, anche in sede europea, la necessità di urgenti variazioni della disciplina ETS e per sollecitare un’azione coordinata. È a mio avviso necessario che il Governo italiano agisca con l’obiettivo di giungere all’adozione di misure nazionali di compensazione sui costi indiretti degli ETS che includano il settore ceramico.